IMPORTANTE ! ! !


L'assemblea No133 si dissocia da tutti i commenti offensivi comparsi su questo blog. Ribadiamo la nostra non responsabilità passata e futura per quanto riguarda il contenuto dei commenti, data l'impossibilità di verificare l'identità degli autori.
Invitiamo i frequentatori del blog ad evitare post offensivi, razzisti, inneggianti alla violanza o pubblicitari che saranno moderati il prima possibile. Invitiamo gli utenti a segnare ai moderatori tali post.
Detto questo lasciamo al buon senso di tutti l'uso del blog dato che non riteniamo opportuno e costruttivo togliere energie alle nostre battaglie per concentrarci su problemi di questo tipo.

sabato 1 novembre 2008

MANIFESTAZIONE 5 NOVEMBRE



Studenti, Docenti, Dottorandi, Ricercatori e Personale Tecnico Amministrativo tutti insieme per GRIDARE NO ALLA LEGGE 133!!

CORTEO PER UN UNIVERSITÀ LIBERA, PUBBLICA E DI QUALITÀ'!

Concentramento ore 15 Corso Carlo Alberto (Zona Chiesa dei Salesiani)

Hanno aderito: CGIL, CISL, UIL, Lista Gulliver - UdU, Comitati dei genitori "No Gelmini", Lavoratori Fincantieri e altri....

28 commenti:

Anonimo ha detto...

INDIFFERENTI
Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

"La Città futura", pp. 1-1 Raccolto in SG, 78-80.

Anonimo ha detto...

Dario Fo e l'antro della tigre

"L’unico modo, come diceva un certo Mao Tze Thung, bisogna andare dentro dove sta la tigre, per capire l’antro, per capire cosa succede intorno. Io sono stato alla Statale di Milano e ho recitato tenendo una lezione. Mi serviva una provocazione per sentire gli umori, ascoltare attraverso i riflessi quello che era il clima e soprattutto capire una cosa: a che livello di conoscenza e di informazione sono gli studenti. E mi sono meravigliato rispetto a quarant’anni prima, quando ci andai, e mi ricordo un clima caotico, ricordo che le cose erano un po’ a braccio, ricordo che si capivano certi slogan e certi valori che si ripetevano ma che non erano approfonditi.
Insomma, questa gioventù ha invece una conoscenza e soprattutto è evidente che ha dialogato, ha avuto conflitti chiari con gente che la pensava diversamente, e per questo sono informatissimi! Una delle cose che mi hanno detto subito è stata: “Questa è una lotta non soltanto per il problema del denaro, ma per il problema della libertà e della nostra vita.” Cioè noi ci troviamo con un governo che spara basso a tagliare orizzontalmente i danari che ci occorrono per tenere in piedi l’università non soltanto per risparmiare e per farsi la moneta, per usare poi – cosa terribile – per comprare degli aerei o per dare i sussidi all’altra parte del discorso, cioè alla scuola privata. Ma è proprio per distruggerla quella pubblica! Abbassarla, portarle via l’agibilità, lo spazio, il respiro in modo che naturalmente, quella privata, abbia la possibilità di emergere e di essere l’unica università accessibile perché ha dei mezzi e perché chi si presenta paga rette alte che permettono anche di guadagnare e hanno magari professori che guadagnando di più sono selezionati, cosa che per noi non succede.
Un’altra cosa di cui loro hanno chiara idea è la falsità di questo decreto, di questa legge. Che cosa ha sotto? Sanno benissimo e lo dicono sempre: l’università è malata ci sono professori eletti attraverso gabole, ci sono i baroni che hanno in mano tutta la macchina dell’insegnamento e poi tirano dentro i figli, i nipoti, hai queste scuole che sono inesistenti, con programmi spaventosi collocati in spazi di provincia perché servono al luogo, ma servono soprattutto a nuovi baroni che avranno finalmente la propria personale università. Fanno commercio, mercato, scambio.
Ebbene, sono le prime cose che ti dice la Destra. Ma forse c’è scritto nel loro programma che si eliminano?? ...che tizio, caio sempronio, che ha il figlio il nipote, la moglie eccetera, sarà eliminato e gli sarà fatto una specie di processo per ristabilire la legalità e soprattutto un rapporto univoco, o meglio, equilibrato dell’università? Neanche per idea. Quelli rimangono! E’ il cancro che deve rimanere perché fa parte dell’equilibrio. La nostra università ha delle piaghe terribili, dei morti dentro l’armadio all’infinito, ma naturalmente questi devono rimanere perché la macchina del potere vive attraverso queste forme di piccoli furti, piccole aggressioni, furberie soprattutto sporcizia morale che non esiste.
La cosa che devono fare gli studenti è capire che questa macchina bisogna eliminarla, che anche ai propri professori bisogna gridare non vogliamo un’università fatta di intrallazzi, di giochi, di corrutele e via dicendo. Che bisogna rinnovare, che c’è un fatto morale da perseguire e che ci interessa imparare con dei mezzi perché oltre che gli stipendi molto bassi, checché si racconti che in Italia si spenda molto di più che in altri Paesi, io dico forse si bruciano più soldi, però la condizione di vita dei professori, non dico dei baroni, è dura!
Ecco, prima di tutto bisogna dare una dignità ai professori e farli tornare al livello di quando io andavo all’università sessant’anni fa, e soprattutto dare i mezzi perché se io vado all’estero a fare dei corsi di cosa mi accorgo? Che se tengo lezioni di scenografia mi mettono a disposizione un teatro! Con tutte le calate, tutti gli svergoli, con le quinte, con tutti i passaggi, le tecnologie più avanzate, con le luci... cioè, i ragazzi che studiano per diventare registi, gestori di teatro, per scrivere e via dicendo, hanno la conoscenza di tutto. Sono tecnicamente avanzatissimi. Da noi no! Da noi è come fare scuola guida seduti su una sedia anziché sulla macchina con un cerchio in mano per fare finta di mimare la guida. Be' io ai tempi di Mussolini ero troppo giovane, non ero ancora in università, sono entrato durante la guerra, quando c’era un caos terribile, gente che doveva fare i conti con viaggi incredibili e soprattutto c’erano i bombardamenti. Non si può fare un esempio. Ma Mussolini, con tutto l’affastellamento, aveva cose anche migliori di quelle che ci sono oggi e soprattutto si spendevano dei denari e si facevano strutture nuove e si impiantavano macchine di conoscenza maggiori di quelle che ci sono oggi, è incredibile ma è così.
D’altra parte se tu vai nella storia dell’università, da quando è nata nel decimo secolo venendo in avanti, tu vedrai sempre che le città che avevano un peso, che avevano un’economia alta, che avevano strutture civili molto elevate, pensiero molto elevato e una filosofia alta, ebbene avevano grandi università che non erano soltanto intese come noi abbiamo avuto informazione dal pagamento di rette di grandi signori che potevano permettersi di mandare a scuola i loro figli fino a fondo selezione. No! Esistevano nel tempo già nei comuni dei lasciti, addirittura degli stipendi che si davano a quei degni studenti che dimostravano impegno, soprattutto senso dello studio e volontà profonda di apprendere. Questo oggi non c’è più! La situazione sta crollando, sta svuotandosi, quindi siamo al di sotto della dimensione medievale."

Dario Fo

onda anomala ha detto...

Grazie ragazzi,
oggi è stato bellissimo, il volantinaggio è stato massiccio in centro, eravamo oltre 50 persone, biologhe col camice, dottorandi, tanti studenti, tutti con cartelli appesi al collo e sorriso sulle labbra, dopo esserci divisi in gruppetti e aver letteralmente sommerso le persone di volantini e chiacchiere ci siamo ritrovati in piazza roma ancora vogliosi di fare..e spontaneamente un colorato serpentone umano che prima si è fatto il corso di ancona per poi divertirsi ad attraversare strisce pedonali in fila indiana e a passo d'uomo.
A parte qualche caprone ostinato abbiamo ricevuto appoggio e solidarietà, i liceali son ben informati e il mito rimane un pensionato ultraottantenne che si preso il cartello e se l'è appeso al collo.
Avanti così!!!
W l'onda Kreativa.

Anonimo ha detto...

L'importante è che tutti capiscano che devono partecipare alla manifestazione del 5!

Oggi è stato incredibile svolantinare con tutti voi!

Avanti Ragazzi di lavoro ce n'è tanto, ma con la voglia che ho visto oggi, tutto pesa molto meno!

Lunedì datemi le conferme per gli studenti Lavavetro! :D

Mi raccomando:

Domani mattina in parrocchia: Io probabilmente andrò a Tavernelle...

alle 16:00 appuntamento in Polifunzionale...
e da li si parte per i centri Commerciali!

Alessandro

Anonimo ha detto...

sabina guzzanti se non sbaglio dovrebbe essere a fabriano domani. Perchè non provate a contattarla e farle fare una lezione all'aperto in ancona?
Provate, magari può farlo.

Anonimo ha detto...

vorrei partecipare alla manifestazione del 5 novembre ma non potrò farlo e come me molti lavoratori dell'università.
Noi a quell'ora dobbiamo lavorare.
Bè, non potrò esserci fisicamente ma con il pensiero SI.

Anonimo ha detto...

FORZA RAGAZZI!!!!!!!!!
dai su non molliamo....speriamo che come dicono tutti il 5 saremo una marea....e sopratutto speriamo che non siano tutti secchioni che andranno a lezione....

Anonimo ha detto...

Volevo solo dirvi grazie per il lavoro che state facendo per tutti noi e per difendere il nostro futuro...c'è tanta gente che vi appoggia, ci appoggia, anche se non viene a tutte le assemblee, e sono sicuro che il 5 in piazza saremo una marea!

Anonimo ha detto...

Hey ragazzi, ma chi fa lezione in piazza lunedi???

Lunedì 3/11 ore 9:00 /18:00 PIAZZA DELLA REPUBBLICA (Teatro delle muse)
Lezione in piazza?!?!?

Anonimo ha detto...

La Facoltà di Medicina
Dovrebbero essere lezioni di
Anatomia
e
Clinica Medica

dalle oe 09:00

Tutti IN Piazzaaaaaa :D

Anonimo ha detto...

Raga è possibile mettere un calendario con le eventuali lezioni in piazza?

Anonimo ha detto...

Ho appena visto il servizio su ETV : i ragazzi dell'assemblea permanente oggi sensibilizzeranno la popolazione fuori dalle chiese e nei centri commerciali!! SIAMO UNO TZUNAMI!
Grazie ragazzi!!!!!!!!!!!!!!
TUTTI in piazza il 5

Anonimo ha detto...

La cosa di Sabina Guzzanti a Fabriano è da approfondire..dove si esibisce? a che ora? mandioamo uan delegazione???

PROVAMIOLE TUTTE!!!

Anonimo ha detto...

http://multimedia.quotidianonet.ilsole24ore.com/?media=10234&tipo=photo&id=206755&cat_principale_page=1&canale=0&canale_page=1

che bella foto!

Anonimo ha detto...

Ragazzi guardate qui!

www.giuliotremonti.it

questo dovrebbe essere il sito ufficiale di Giulio Tremonti (suppongo di si, ma non ne sono sicuro), ed è stato hackerato! se lo aprite compare la scritta:

Se ci bloccano il futuro,
noi blocchiamo i loro siti
.

ondaanomala
01.11.2008

non ci fermerete


Chi ha fatto questo è davvero un grandissimo.
Ci vediamo lunedì sera in assemblea

Anonimo ha detto...

Confermo, www.giuliotremonti.it è il sito ufficiale del Ministro Tremonti,verificabile perchè il sito è navigabile se si effettua una ricerca da google, ad esempio:
http://www.giuliotremonti.it/primopiano/visualizza.asp?id=209

La home page continua ad essere occupata dall'ONDA ANOMALA! :D

Carlo ha detto...

Spettacolare, complimenti all'artista!

Anonimo ha detto...

Ragazzi, vi porgo una semplice domanda: qual'è l'obiettivo della manifestazione?
Non fraintendetemi, sono in gran parte d'accordo con voi. Vorrei che mi aiutaste a comprendere dove sperate di arrivare.
In effetti dal punto di vista comunicativo l'impressione che ne esce è di grande energia e rabbia sincera, ma non è con questi strumenti che si può pensare di cambiare qualcosa.
Comprendo e condivido l'idea della ribellione della coscienza ad una legge iniqua, cosa che giustifica la manifestazione, ma vi domando in definitiva se ritenete di poter influenzare il governo e convincerlo a cambiare qualcosa, seppur una minuzia, della legge.

Emanuele

Anonimo ha detto...

Io invito solamente ad avanzare ANCHE proposte o cmq dimostrare alla massa (quelli anestetizzati dai media) che siamo NOI A VOLER E DOVER RIFORMARE l'Università.
Sia chiaro, sò che lo vogliamo tutti ...quello che dico è che bisogna dimostrarlo al popolo.
Agli occhi di molti noi scendiamo in piazza perchè nulla venga toccato; perchè nulla venga tagliato MA neanche riformato.
Dimostriamogli che non è così!

"No ai TAGLI!"
"No agli SPRECHI"
"No ai Baroni" etc

Vi invito a leggere quello che ho postato poco più in su, Dario Fo e l'antro della tigre.
Dario Fo dice: "La cosa che devono fare gli studenti è capire che questa macchina bisogna eliminarla, che anche ai propri professori bisogna gridare non vogliamo un’università fatta di intrallazzi" ...secondo me ha pienamente ragione.

FORZA RAGAZZI!

Anonimo ha detto...

X Emanuele: oggi Berlusconi ha bloccato la Gelmini che si apprestava a presentare la Riforma dell'Università la prossima settimana, la decisione su spinta di AN e Lega è dovuta al calo vistoso di consensi a seguito delle proteste del mondo dela scuola e dell'Università.
Silvio ragiona solo per sondaggi..noi dobbiam esser così intelligenti da mantenere su binari attuali la protesta al fine di continuare a portar dalla nostra la popolazione..e i consensi caleranno ancor di più..io la penso così.

Massimiliano ha detto...

Tratto dall'Espresso di questa settimana LEGGETELO!!!!

Così la scuola diventa un affare privato
di Piergiorgio Odifreddi


Il governo ha scelto la strada dei tagli. Con il risultato di aggravare i problemi dell'istruzione e di penalizzare solo il settore pubblico Piergiorgio OdifreddiGli scioperi e le occupazioni che in questi giorni scuotono le scuole e le università italiane sono la reazione all'ormai famigerata legge 133 del 6 agosto 2008, che in realtà non è affatto una riforma dell'istruzione: piuttosto, contiene "disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria". Si tratta, cioè, di una legge di riordinamento economico che ha lo scopo principale di tagliare i costi e le spese dovunque, e affonda dunque la sua lama in tutti i tipi di servizi sociali.

Gli articoli che interessano l'istruzione e la ricerca sono pochi: sostanzialmente, il 15 sul costo dei libri scolastici, il 16 sulla facoltà di trasformazione in fondazioni delle università, il 17 sui progetti di ricerca di eccellenza, e il 64 sulle disposizioni in materia di organizzazione scolastica. E lo scopo, dichiarato espressamente nel comma 6 di quest'ultimo articolo, è di ottenere risparmi che vanno dal mezzo miliardo di euro per il 2009 ai 3 miliardi per il 2012.

Ora, poiché la scuola è uno dei servizi fondamentali che giustificano l'esistenza stessa dello Stato, insieme alla sanità, ai trasporti e alle comunicazioni, e i servizi per loro natura richiedono costi economici per poter offrire benefici sociali, è chiaro che mettere mano agli innegabili e gravissimi problemi che affliggono la scuola, badando soltanto e unicamente a risparmiare dal lato economico, significa fraintenderne le cause e rischiare di aggravarli invece di risolverli.

E invece è ormai evidente che la strategia del governo in questo campo si riduce a una e una sola azione: il taglio radicale dei finanziamenti alle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, dalle elementari alle università, e il loro drastico ridimensionamento in termini di numero di classi, ore di lezione, indirizzi, sperimentazioni, piani di studio, insegnanti e personale non docente. Vanno in questa direzione, ad esempio, la reintroduzione del maestro unico (e trino, visto che il maestro generalista sarà affiancato dai due maestri di inglese e di religione), e il rapporto di uno a cinque fra le entrate e le uscite, cioè fra le assunzioni e i pensionamenti, dei docenti universitari.

Di fronte allo strangolamento economico della scuola e dell'università mi sono tornate in mente le parole che Piero Calamandrei pronunciò di fronte al Terzo Congresso dell'Adsn (Associazione a difesa della scuola nazionale) a Roma, l'11 febbraio 1950: data non casuale, essendo l'anniversario della firma dei Patti Lateranensi e dei benefici che lo Stato accordava, e continua ad accordare nonostante la congiuntura economica, alla Chiesa in generale e alle scuole cattoliche in particolare.

Rileggiamo dunque le sue parole, così antiche eppur così moderne: "Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli, ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza: in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora il partito dominante segue un'altra strada: comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, a impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole Una manifestazione studentesca
davanti al ministero della Pubblica Istruzioneprivate. E allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare in queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice, di quelle di Stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli, invece che alle scuole pubbliche, alle scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.

Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in questo modo: rovinare le scuole di Stato, lasciare che vadano in malora, impoverire i loro bilanci, ignorare i loro bisogni, attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private, non controllarne la serietà, lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare, e dare alle scuole private denaro pubblico". C'è bisogno di aggiunger altro?
(30 ottobre 2008)

Anonimo ha detto...

L'evento e la discussione su Nerto.it
http://nerto.it/event/view/4198

Anonimo ha detto...

X Giada e per chi vuole partecipare alla discussione: d'accordo, forse l'atteggiamento di apertura del governo può infondere speranza, anche sembra la solita tattica a cui siamo abituati: confondere l'avversario, placarlo.

Comunque quello che penso è che la protesta NON debba rimanere troppo a lungo su questi binari, ed il perchè l'ho spiegato in un post nella discussione sul sito di nerto: http://nerto.it/event/view/4198

Spero che ci sia spazio anche per discussioni come queste.
Emanuele

Anonimo ha detto...

X emanuele: il link dà errore..cmq credo che su questo blog puoi dire come la pensi apertamente, al limite qualcuno non sarà daccordo con te..ma questa è la democrazia no?

Anonimo ha detto...

Vi riscrivo quello che ho messo sul sito di nerto:

Per come la vedo io, ad un movimento che autonomina un'assemblea come “Assemblea Generale d'Istituto” si richiede la medesima generalità d'intenti che dichiara nel nome.
Ben vengano le manifestazioni di piazza, gli slogan, i cortei, le lezioni all'aperto: permettono di informare, di esprimere opinione e di ribellarsi a difesa dei propri diritti, ma penso che bisognerebbe spingersi un po' più in là.
Il problema è che un movimento come quello a cui sto assistendo parte già male.
Cerco di spiegarvi come la vedo.
Un movimento che si dica a favore dell'università, che cerchi di proteggerla contro delle norme che la porterebbero allo sfacelo, contro chi le ha causato e le sta causando danno, può certamente fare utilizzo di manifestazioni di piazza, di striscioni, di slogan. Ma non basta.
In genere il problema è quando si passa dall'infinitamente grande (università italiana) all'infinitamente piccolo (la nostra università di Ancona).
Quando si fa questo passaggio in genere l'italiano medio annichilisce, chi urlava slogan inizia a balbettare e chi teneva lo striscione nasconde la mano.
Quando leggo, alcuni post precedenti [faccio riferimento ad un post sulla stessa pagina nel sito di nerto], che anche da noi, in Ancona, non c'è meritocrazia mi aspetto di venire informato del perchè: quello che trovo, invece, sono solo degli omertosi “puntini puntini”, che nascondono il come ed il chi di un tale misfatto italiano.
Il movimento è nato dal nulla, la rabbia sta montando e attira nuovi simpatizzanti. E' in questa sorta di big-bang in cui prima non c'era niente l'origine del problema: da arci-italiani quali siamo, ci fa muovere solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Prima non c'erano movimenti, né assemblee, e pur tuttavia i misfatti accadevano lo stesso. Se tra dieci giorni, o tra un mese, questa assemblea generale si scioglierà sarà stato in tutto e per tutto un movimento arci-italiano: lo si può evitare ampliando l'orizzonte.

Voglio che si vada più in là della manifestazione, voglio conoscere cosa accade qui in Ancona, voglio sapere chi si approfitta dei soldi pubblici, chi trucca i concorsi, chi fa assumere amici o parenti.
Voglio che qualcuno mi informi dei dettagli, che vada a pescare nel torbido, voglio che qualcuno scriva quei dettagli su un foglio.
Voglio un elenco. Un elenco con su scritto “nome cognome – qualifica - dipartimento – misfatto”, e voglio che l'elenco venga affisso, reso di pubblico dominio, voglio che i responsabili siano messi alla gogna.

Vi pare che voglia troppo?
Emanuele

Anonimo ha detto...

Vi invito a leggere questo articolo di Calamandrei datato 1950.

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. I

Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi, ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.

Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico”!Purtroppo

Anonimo ha detto...

io una storia la conosco, e la conoscono in tanti..quella di 15 rapresentanti di una lista del nostro ateneo che circa 7-8 anni fà fecero una lettera di denuncia contro un docente ..risultato: 7 su 15 dovettero o cambiare corso di laurea o si trasferirono in altro ateneo per svolgerlo o passarono l'esame dopo parecchie difficoltà.. gli altri o avevano già sostenuto l'esame o lo poterono levare dal piano di studi...chi me lo ha raccontato fece l'erasmus per scamparsela.

Anonimo ha detto...

Io sono pienamente d'accordo con Emanuele.

Vi ri-invito a guardare-leggere l'intervista di DarioFo su beppegrillo.it e/o a leggere la discussione su
http://nerto.it/assembleano133 in cui è possibile chiaramente capire come il pensiero di Emanuele possa essere l'unico modo per (dapprima) riacquistare credibilità nei confronti di chi contesta le manifestazioni (ed è a favore della 133) e poi provare veramente-concretamente a RIFORMARE l'Università.