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venerdì 24 ottobre 2008

Piattaforma

LEGGE 133/08: LO SMANTELLAMENTO DELL’UNIVERSITA’ PUBBLICA.

L’approvazione del DL n. 112, divenuto, con la conversione, la Legge n. 133/08, ha segnato un solco nellastoria dell’Università italiana. E’ inaccettabile che un testo normativo di tale portata, che mira a scardinare ilcarattere pubblico dell’Università e a stravolgerne il sistema, abbia seguito l’iter legislativo previsto per le disposizioni urgenti.

1. L’art. 16 fornisce la possibilità agli Atenei di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato. Questa“possibilità” diventa un “invito” per via delle molteplici agevolazioni tributarie ed economiche introdotte e diventa una “costrizione” per via dei tagli ingenti previsti fino al 2013, che arrivano ad 1.441.500 €. Le Università diventeranno fondazioni in cui conteranno solo le scelte dei finanziatori e degli amministratori, sia nella didattica che nella ricerca, sotto la “vigilanza” del Ministro dell’Università e del Ministro delle Finanze.

Chiediamo pertanto l’abrogazione di tale articolo che rischia di cancellare 160 anni di storia dell’Università Pubblica, di cancellare l’insegnamento libero, di cancellare la concezione dello studio come un diritto e non come la concessione di un privato, che può venire meno da un momento all’altro.

2. A causa della limitazione delle assunzioni del personale a tempo indeterminato al 20% dei
pensionamenti (viene assunto un professore ogni 5 che ne vanno in pensione) contenuto nell’art. 66, i numeri chiusi verranno istituiti nella maggior parte dei nostri corsi di laurea per rispettare il rapporto docenti/studenti dei "Requisiti necessari", e il Diritto allo Studio ed il rispetto dell’Articolo 33 della Costituzione Italiana diventerà un semplice optional. La conseguenza più incombente per chi frequenta già un corso di laurea triennale è il numero chiuso per accedere alla magistrale. Per chi invece frequenta un corso di laurea magistrale e intende dedicarsi alla ricerca la conseguenza è una strada sbarrata dai troppi ricercatori rimasti in posizione precaria per il blocco delle assunzioni.

3. Con la riduzione del fondo di finanziamento per le spese di funzionamento degli Atenei, sempre
contenuta nell’art. 66, riduzione che in 5 anni è di 1.441.500.000 €, le Università saranno prima costrette ad aumentare le tasse in maniera incontrollabile e a ridurre i servizi agli studenti per chiudere il bilancio in pareggio, poi a trasformarsi in fondazioni private cercando finanziatori esterni. Nel momento in cui saranno fondazioni private i finanziamenti pubblici saranno solo una parvenza, non ci saranno più vincoli di legge, non più didattica e ricerca svincolate da logiche di mercato e di potere, non più qualità, non più diritti.

Chiediamo l’abrogazione dell’art. 66 che porterà gli Atenei a dividersi tra coloro che riusciranno a percepire finanziamenti privati e coloro che invece dovranno accontentarsi di finanziamenti pubblici ogni anno più ridotti diventando Atenei di serie “C”, tra coloro che discrimineranno gli studenti con tasse incontrollabili e coloro che discrimineranno gli studenti con numeri chiusi per accedere ad Atenei con didattica e servizi ridotti all’osso, tra coloro che avranno didattica e ricerca vincolate alle scelte dei finanziatori e coloro che avranno didattica e ricerca libere ma non i soldi per portarla avanti

L’Università e la Ricerca sono il futuro di questo Paese.
L’Università deve essere pubblica. L’insegnamento deve essere libero.
L’Università deve essere di qualità.
Tutti devono avere la possibilità di accedere ai più alti gradi dell’istruzione, senza numeri chiusi e aiutati da un adeguato sistema di diritto allo studio.

GLI ARTICOLI 16 E 66 DELLA LEGGE 133/08 RAPPRESENTANO IL BARATRO PER
L’ISTITUZIONE DELL’UNIVERSITA’ PUBBLICA E PER IL DIRITTO ALLO STUDIO.

NE CHIEDIAMO L’IMMEDIATA ABROGAZIONE!!

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